Cdp deciderà a breve se partecipare o meno con un suo candidato al cda di Tim, di cui possiede una partecipazione del 9,9%, e di cui in queste ore si sta decidendo la fisionomia nell’ambito di una ‘lista del consiglio di amministrazione’ che rappresenta una novità nella storia del gruppo telefonico: oggi stesso un’ampio elenco di possibili componenti viene sottoposto allo stesso board di Tim in vista della riunione decisiva del 23 febbraio.
Cassa depositi e prestiti dovrebbe riunire il suo cda il giorno precedente, il 22 febbraio, a seguire un cda di Cdp Equity, e in quella sede dovrebbe deliberare in merito alla partecipazione nella governance di Telecom Italia (potrebbe anche sostenere dall’esterno la lista del cda o anche presentare una lista di minoranza per cui avrebbe tempo fino al 6 marzo).
Tra i consiglieri di Tim per il momento si puo’ dire con ragionevole certezza che alcuni saranno confermati come nel caso del presidente Salvatore Rossi, cui è stato affidato il coordinamento delle attività concernenti la lista in quanto figura super partes, e l’Ad Luigi Gubitosi, mentre Vivendi dovrebbe confermare il ceo Arnaud de Puyfontaine e Franck Cadoret.
Una partita per Cdp su cui è logico pensare che prima del cda ci possa essere un confronto con il Mef alla cui guida Daniele Franco è succeduto a Roberto Gualtieri. Anche se al momento – come ricorda Adnkronos – incontri fissati non risultano. Del resto la partita in Telecom si gioca di pari passo con la presenza nel progetto di rete unica, molto sponsorizzato dal precedente governo anche in vista dei traguardi del Next generation Eu: Cassa depositi e prestiti si candidava non solo nel ruolo di pivot ma anche in quello di garante della neutralità dell’infrastruttura.
Di pari passo con la presenza nel board di Tim, la Cassa deve decidere anche il da farsi sul dossier Open Fiber (di cui possiede il 50%) dopo che Enel lo scorso 17 dicembre ha avviato la dismissione di una quota tra il 40 e il 50% della società, nata per portare la fibra nelle aree bianche: la prelazione scadeva lo scorso gennaio ma si è raggiunto un accordo per far slittare di un mese il termine, che scade a giorni, il 25 febbraio.
Anche di questo dossier si potrebbe parlare nel cda che sarà convocato (tranne cambiamenti dell’ultima ora) lunedì 22 ma non ci sono certezze. Del resto si tratterà di un board con dossier di rilievo visto che dopo due giorni scade il termine per la presentazione dell’offerta vincolante per Aspi.
Uno dei principali nodi dell’operazione relativo a Open Fiber riguarda il prezzo. Enel ha accettato l’offerta del fondo infrastrutturale Macquarie (2,65 miliardi di euro), mentre in caso di cessione del 40%, il corrispettivo si attesterà a 2,12 miliardi. Ad Enel arriverebbe un ulteriore conguaglio se la società dovesse incassare un risarcimento da Tim per la chiusura di un contenzioso con Open Fiber su comportamenti anti-concorrenziali, mentre l’altro ‘earn out’ è legato alla creazione di valore derivante dalla realizzazione del progetto di ‘rete unica’. Forse è per la prospettiva di un forte esborso che i rumours indicano che Cdp tratti per l’acquisto di una piccola quota (probabilmente inferiore al 10%) di Open Fiber che le consenta di avere la maggioranza nell’operatore wholesale.
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